Vi chiederete perchè ho messo queste due foto completamente diverse l'una dall'altra nella pagina di apertura di questo blocco di racconti documentativi? La foto della città di Samarcanda in Uzbekistan che è celebre per le sue moschee e i suoi mausolei, mi è stata inviata da un gruppo di amici in ferie in quella regione che sono rimasti straordinariamente sorpresi dalle bellezze che hanno visto visitando questi luoghi: bellezza unita a pulizia, rispetto delle tradizioni, apertura alle relazioni. Una città che tramanda le proprie bellezze perchè è curata dai suoi amministratori e dai suoi abitanti.
La seconda foto porta il nome di un progetto ideato dall'architetto Mao Fusina e rivolto ai bambini della scuola di base . Il titolo del progetto è 'La città infinita' e qui in uno spazio completamente attrezzato con luci, tappeti e pezzetti di legno di varie forme e dimensioni i bambini costruiscono la loro idea di città: cosa mettere, come mettere, quanto spazio dare a piazze, alberi e case. Mentre giocano raccontano i loro bisogni e spesso i loro sogni. Chi amministra le città dovrebbe imparare ad ascoltarli ed osservarli con più attenzione.
Governare una città significa in primo luogo avere una Visione Politica e Culturale che si concretizzi in idee ed azioni, atti e fatti. Visione politica e culturale che può anche essere frutto dell'appartenenza ad un partito che esprime valori ed ideali.
In una recente intervista Renzo Piano dà indicazioni precise su come vede la città: Essa deve prima di tutto essere un luogo della civitas e della urbanitas, il luogo privilegiato dei rapporti sociali e del confronto tra le diversità. La città, intesa alla maniera della classica polis, deve insegnarti a vivere, deve essere un luogo dove possono esistere le tensioni, e non un luogo da cui fuggire. L’aria della città dovrebbe renderci liberi e insegnare a rispettare gli altri. E sulle periferie: Se le periferie diventano luogo di degrado, c’è qualcosa di sbagliato nell’idea che le ha fatte nascere. È sbagliato volerne fare dei semplici dormitori o ghetti di lusso, bisogna ripensare alle periferie come a veri e propri spazi multifunzionali: piazze, strade e giardini che siano luoghi di incontro. E se le fabbriche chiudono, trasformiamo le periferie in fabbriche di idee, in luogo di cultura. Ed aggiunge: La Harlem che io ho immaginato non è quella della violenza, ma il luogo politico di Martin Luther King e di Malcolm X….